All’inizio del ‘900 si trasferì per sette anni in Francia stabilendo relazioni e rapporti di collaborazione artistica e letteraria con i più importanti artisti e intellettuali operanti al tempo a Parigi (da Picasso ad Apollinaire, da Medardo Rosso, al Doganiere Rousseau; per questi ultimi due, emigrati in Francia e misconosciuti in Italia, si adoperò, con scritti e campagne giornalistiche – Il caso Medardo Rosso 1909 –, affinché di essi fosse riconosciuto il valore artistico e l’importanza in patria). Il soggiorno francese lo mise in contatto anche con una cultura in costante e virtuoso rinnovamento – avrà modo di apprezzare la pittura degli impressionisti e in seguito di organizzare in Italia la prima mostra delle loro opere; di intuire l’importanza del nascente cubismo, cui dedicherà un importante studio e le cui opere farà conoscere in Italia attraverso la rivista «La Voce».
Similmente si deve a questi suoi anni di formazione francese la conoscenza dell’opera di Rimbaud al quale nel 1911 dedicherà la prima monografia in lingua italiana, ristampata nel 2002 (a c. F. Livi, oggi di difficile reperimento).
Si trattò dunque di un periodo di significativa formazione – come ben documentato dal fondamentale studio di M. Richter, La formazione francese di Ardengo Soffici (1969, 20002)– che non solo gli permise di sviluppare una visione innovativa e d’avanguardia della cultura, ma anche di farsene promotore in Italia fino dal 1903 (anno della fondazione della rivista «Leonardo» alla quale cominciò a collaborare da Parigi).
A Firenze incontrò la felice sensibilità e disponibilità di Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini con i quali, dal suo definitivo rientro in Italia nel 1907, costituì il nucleo fondante della futura anima riformista (attraverso «la Voce») e poi rivoluzionaria (attraverso «Lacerba») che si incaricherà di operare un definitivo rinnovamento nel campo della cultura.
Fino dai primi anni del ‘900, Soffici coltivò l’arte della scrittura sempre in chiave intensamente autobiografica (S. Bartolini, Ardengo Soffici il romanzo di una vita, 2009) a cominciare dai primi tentativi di autobiografia criptata, La famiglia Turchi (1908-1910) pubblicata da D. Vanden Berghe (1997), e che costituisce il nucleo originario del suo capolavoro di narrazione autobiografia rappresentato dall’ Autoritratto d’artista italiano nel quadro del suo tempo, ormai introvabile.
Gli anni della prima Guerra mondiale dettero origine alla sua produzione diaristica: Kobilek (1918) e La ritirata del Friuli (1919) (ora entrambi a c. di Bartoletti e Biondi, 1986) ai quali si aggiungono Errore di Coincidenza (1920) (III volume delle Opere e in precedenza pubblicato nella rivista «Rete Mediterranea», rivista-libro nella quale pose i fondamenti del “richiamo all’ordine”; testo disponibile solo in libreria antiquaria) e Atti e detti memorabili del capitano Punzi («Corriere d’informazione» nel 1957, ora in ebook con introduzione e cura di S. Bartolini). La produzione diaristica prosegue con Miei rapporti con Mussolini rimasto inedito fino al 1994, (in «Storia contemporanea», a c. di G. Parlato) e Sull’orlo dell’abisso 1939-1943 (pubblicato parzialmente insieme al Diario prezzoliniano,1962) di cui è conservata presso l’archivio di Stato di Firenze la versione completa inedita, (cfr. S. Bartolini, “Sull’orlo dell’abisso” il diario di Soffici nel manoscritto inedito, 2022).
Parimenti fondamentale è la produzione di Soffici dedicata all’arte e alla letteratura (cfr. V. Trione, Dentro le cose. Ardengo Soffici critico d’arte, 2001; A. Martini, Storia di un libro. Scoperte e massacri di Ardengo Soffici, 2000; S. Bartolini, ha curato Estetica e politica. Scritti critici 1920-1940, 1994).
Infine la produzione poetica di Soffici, sulla quale esistono diversi contributi critici ormai datati che, seppure limitata a un solo libro (Marsia e Apollo, IV vol. delle Opere), raccoglie i vari momenti della sua vena lirica.